Il deserto dei Tartari è un romanzo diverso rispetto agli altri, ecco perché leggerlo
Il deserto dei Tartari, scritto da Dino Buzzati e uscito nel 1940, è uno dei romanzi più importanti della letteratura italiana, nonché il più diverso, diciamo il più speciale.Forse si distingue perché la tradizione letteraria del nostro paese non ha mai avuto una predilezione per il carattere assurdo-fantastico, ma questo romanzo va ben oltre la nomea del genere. Il Deserto dei Tartari, del resto, non manifesta mai alcun elemento soprannaturale, mai. Eppure il senso di irrealtà è palpabile; delicato, pervade ogni pagina.
Nessuno può rimanere sordo al sommesso bisbiglio che scorre tra le parole suggerendo al lettore verità che pesano sul cuore. Sì: questo romanzo è pesante, pesantissimo! Non nel senso di noioso, ma nel senso che quando lo finisci ti ritrovi qualcosa dentro che prima non avevi; ti sei appesantito, infatti, ti sei arricchito.
In ogni caso queste cose le saprai, le sentirai semmai vorrai leggere il libro. Ed eccoci al punto, il senso di questo articolo: avvicinarti al romanzo. Permetti? Iniziamo con qualche informazione sulla trama. Nessun elemento saliente ti sarà rivelato, puoi fidarti.
Il deserto dei Tartari, Dino Buzzati
"Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione."
Questo è l'incipit de Il deserto dei Tartari, così inizia il romanzo e qui c'è tutto. Tutta la storia in questa frase, fatta, finita, puoi anche andartene ora. Oppure resta.
Innanzitutto chi è Giovanni Drogo? È il protagonista, un giovane soldato poco più che ventenne e fresco di nomina. Il suo primo mandato lo chiama ai confini del regno, un regno non meglio specificato. Neppure il tempo in cui si svolge la storia viene mai precisato. Fatto sta che Giovanni Drogo una mattina si alza all'alba, saluta la madre e poi in sella a un cavallo si mette in viaggio, verso la Fortezza Bastiani.
Il percorso è lungo e il giovane ufficiale rischia quasi di perdersi, anche perché, quando si ferma a chiedere indicazioni, nessuno sa bene dove sia questa Fortezza. Così distante, così remota, viene quasi da pensare che non esista nemmeno.
E invece eccola, come la parvenza di un miraggio, la Fortezza Bastiani si staglia all'orizzonte, al confine di un immenso deserto. Un gigantesco castello di sabbia, ecco cosa sembra.
Ai confini di un deserto, comunque. È proprio questo il compito della roccaforte: presidiare quella sconfinata vastità di desolazione. Chilometri e chilometri di nulla.
Oltre il deserto, si dice ci sia un popolo ostile, i Tartari, che potrebbe attraversarlo da un momento all'altro e invadere il regno. La Fortezza Bastiani è dunque l'avamposto più estremo, primo baluardo contro il nemico in caso di attacco.
Oltre il deserto, si dice ci sia un popolo ostile, i Tartari, che potrebbe attraversarlo da un momento all'altro e invadere il regno. La Fortezza Bastiani è dunque l'avamposto più estremo, primo baluardo contro il nemico in caso di attacco.
Insomma, un ruolo importante, penserai. Anche Giovanni Drogo lo pensa, fiero della carica che è chiamato a ricoprire. Ma la verità, sotto sotto, è che i nemici, i famigerati Tartari, sono un popolo antico, sopravvissuti solo nelle leggende, probabilmente estinto.
Questo i soldati della Fortezza lo sanno, Giovanni Drogo lo sa, ma tutti lo ignorano. Tutti credono che i Tartari esistano ancora , che stianoo là, proprio dietro quella lontanissima linea orizzontale, pronti all'attacco. E altrettanto pronti sono i soldati della Fortezza, pronti a dimostrare il loro valore, pronti a diventare gli eroi che hanno protetto il regno dagli invasori. Tutti pronti, tutti in attesa.
Questo i soldati della Fortezza lo sanno, Giovanni Drogo lo sa, ma tutti lo ignorano. Tutti credono che i Tartari esistano ancora , che stianoo là, proprio dietro quella lontanissima linea orizzontale, pronti all'attacco. E altrettanto pronti sono i soldati della Fortezza, pronti a dimostrare il loro valore, pronti a diventare gli eroi che hanno protetto il regno dagli invasori. Tutti pronti, tutti in attesa.
Sembra quasi che il gigantesco castello di sabbia che è la Fortezza Bastiani sia sorretto da queste speranze: sogni di gloria e attese infinite. E come la Fortezza, altrettanto gli uomini.
Giorno dopo giorno, scrutando il nulla, il nulla dove la fantasia può correre libera e allevia il grosso fardello che pesa sulle spalle degli uomini: il Tempo.
Nella Fortezza Bastiani tutto sembra immobile e immutabile. Quasi che la sabbia del deserto abbia intasato la clessidra del Tempo. Non è così. Minuscoli granelli, impercettibili, scendono giù. Non te ne accorgi, ma da un giorno all'altro scopri che la parte superiore della clessidra è vuota.
È questo il principale elemento surreale che permea il romanzo: l'impercettibile e onnipresente, il Tempo.
Ed eccoci alla fine, mi sto torturando le mani per impedirmi di scrivere troppo, ma devi sapere che come l'incipit, anche la fine del romanzo è qualcosa di magistrale.
È proprio qui che si accentua ancora di più l'elemento fantastico. Ma si rivela pur sempre in modo delicato, con una sola parola a cui devi fare attenzione. "Lei".
Nient'altro. Ciò che fin dall'inizio si nascondeva tra le righe emerge infine con un unico e semplice pronome. Lei.
Giorno dopo giorno, scrutando il nulla, il nulla dove la fantasia può correre libera e allevia il grosso fardello che pesa sulle spalle degli uomini: il Tempo.
Nella Fortezza Bastiani tutto sembra immobile e immutabile. Quasi che la sabbia del deserto abbia intasato la clessidra del Tempo. Non è così. Minuscoli granelli, impercettibili, scendono giù. Non te ne accorgi, ma da un giorno all'altro scopri che la parte superiore della clessidra è vuota.
È questo il principale elemento surreale che permea il romanzo: l'impercettibile e onnipresente, il Tempo.
"Eppure il tempo soffiava; senza curarsi degli uomini passava su e giù per il mondo mortificando le cose belle; e nessuno riusciva a sfuggirgli, nemmeno i bambini appena nati, ancora sprovvisti di nome."
Ed eccoci alla fine, mi sto torturando le mani per impedirmi di scrivere troppo, ma devi sapere che come l'incipit, anche la fine del romanzo è qualcosa di magistrale.
È proprio qui che si accentua ancora di più l'elemento fantastico. Ma si rivela pur sempre in modo delicato, con una sola parola a cui devi fare attenzione. "Lei".
Nient'altro. Ciò che fin dall'inizio si nascondeva tra le righe emerge infine con un unico e semplice pronome. Lei.
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